Eleonora Duse
III Sala. Arrigo e Lenor

III Sala. Arrigo e Lenor

La terza sala è suddivisa in due postazioni, Storia di un amore è dedicata alla storia d’amore tra Eleonora e Arrigo Boito, La Duse nel mondo alle tournée internazionali.
Indispensabile strumento per la conoscenza del rapporto tra Duse e Boito è il loro epistolario . La loro relazione inizia nel 1887, e stando all’interruzione del carteggio, si interrompe tra l’ottobre 1891 e il gennaio 1894. La seconda, e ultima interruzione è definitiva, e avviene nell’ottobre del 1897, mettendo così fine alla relazione che tra alti e bassi si trascinava da un decennio; la ragione questa volta ha un nome: Gabriele D’Annunzio.
Il carteggio inizia nel maggio 1884 con poche lettere formali, si intensifica all’inizio della loro relazione e si interromperà soltanto nel 1918, anno della morte di Boito.
In una lettera datata 20 febbraio 1888, Boito fornisce l’indicazione sull’inizio della loro relazione, scrivendo: «un anno vissuto nel sogno, non un giorno di più non un giorno di meno».

Eleonora Duse nel ruolo di Santuzza nella Cavalleria Rusticana di Giovanni Verga. Fotografia di Bary (1884)

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I due si erano già incontrati tre anni prima in occasione della rappresentazione al Teatro Carcano di Milano de La signora delle camelie, il 14 maggio 1884, durante una cena offerta a Eleonora Duse al famoso ristorante Cova, alla quale avevano preso parte anche Cesare Rossi, Flavio Andò e Giovanni Verga . All’epoca lei ha ventisei anni, è sposata con Tebaldo Checchi, da cui ha avuto Enrichetta e recita nella Compagnia Città di Torino. Lui è un famoso compositore, commediografo, librettista noto in tutta Europa, inoltre è un quarantaduenne affascinante esponente della mondana società milanese.
L’amore tra Eleonora e Arrigo nasce nel 1887: lei ha ventotto anni, lui quarantacinque, e molto è cambiato nella vita di Eleonora rispetto al loro incontro precedente. Era tornata senza il marito Tebaldo Checchi dalla tournée in Sud America, aveva lasciato la compagnia di Cesare Rossi, la cui collaborazione era nata nel 1880 dopo il clamoroso successo di Teresa Raquin, per fondare la propria Drammatica Compagnia Città di Roma, di cui Flavio Andò diviene primo attore e direttore e aveva esordito il 27 febbraio come capocomica al Teatro Manzoni.
Il 5 febbraio 1887, tramite l’intermediazione di Giuseppe Giacosa con Boito, Eleonora Duse è presente alla prima alla Scala dell’Otello di Giuseppe Verdi, il cui libretto era stato scritto da Arrigo Boito. Il seguente 11 febbraio, Verdi, Boito e la moglie si recano a vedere Eleonora Duse nella replica di Pamela nubile di Goldoni.
Ad aprile l’attrice, terminata la stagione milanese e dopo il successo di pubblico e di critica riscontrati per La signora delle camelie e Frou-Frou, parte per la Sicilia con la sua nuova compagnia .
Boito la raggiunge, e la segue anche in Calabria, Genova, Milano, Bergamo, fino alla permanenza presso San Giovanni Bianco nell’agosto dello stesso anno. Qui i due si concedono una settimana di vacanza, ma anche di lavoro: Boito inizia la traduzione di Antonio e Cleopatra, adattando l’opera shakespeariana alle qualità di Eleonora e ai gusti del pubblico contemporaneo. Come si deduce dall’epistolario, Boito inizia il riadattamento di quest’opera nell’estate del 1887, durante il suo soggiorno a San Giovanni Bianco, vicino Bergamo, utilizzando la traduzione francese di François-Victor Hugo, e questa è l’unica opera curata da lui per Eleonora, nonostante le abbia tradotto anche Giulietta e Romeo e Macbeth. Come scrive Laura Vazzoler, Boito propone all’attrice una versione «borghese» di seconda o terza mano, tratto da quanto scritto da Hugo figlio, e non fa così un buon servizio all’attrice.
Antonio e Cleopatra ha la prima al Teatro Manzoni di Milano il 22 novembre 1888, con la Drammatica Compagnia della Città di Roma diretta da Eleonora Duse. La scenografia è curata da Antonio Rovescalli e i costumi sono disegnati da Alfredo Edel. Ma i commenti a questa rappresentazione non sono unanimi; molti critici teatrali rimproverano di aver ridotto troppo il testo e di aver concentrato troppa attenzione sulla protagonista.

Guerrieri, negli appunti inerenti il “carousel” di questa sezione di allestimento , scrive che non esistono fotografie che ritraggono i due amanti insieme, perché il loro era un amore segreto. Boito infatti era sentimentalmente legato ad un’altra donna che «avrebbe potuto morirne» alla scoperta del tradimento, anche perché malata di un male incurabile, tanto da ricordare all’amante che non deve «spedire di sera i dispacci, salvo in casi gravi ed eccezionali; mi arrivano alla notte e temo che alla povera donna che li porta possa accadere qualche disgrazia». Di questa donna è noto, grazie al biografo di Boito, Piero Nardi, solo che si chiamasse Fanny e che fosse amica di Vittoria Cima e che muore nel 1895. Ogni qualvolta lo scrittore si recava a Villa d’Este è palese la gelosia di Eleonora che non crede alle rassicurazioni dell’amante, tanto da farle scrivere: «Ieri sera sentivo i Pac!!! Dei colpi di cannone, le musiche le Bande di Villa d’Este…lo sciame dei cappellini…il ballo della sera…tu, che LE SFUGGI…» . È consapevole in fondo che a lei quel mondo aristocratico è precluso.
Ma non è solo questa donna misteriosa ad interporsi tra i due, ma anche Tebaldo Checchi si ostina a non concedere ad Eleonora la separazione, e la minaccia di togliere la tutela della figlia di sette anni, e quindi anche lei è costretta a tenere nascosta la relazione.
Il curatore della mostra specifica, sullo stesso foglio, che per lei partire in tournée rappresenta «l’unico modo di guadagnare», e pertanto i due si separano per tre anni. A questo triennio è dedicata la seconda postazione presente in sala.
Guerrieri decide allora di utilizzare come apparato iconografico sia le immagini di Eleonora che di Arrigo giovani, e le persone incontrate in quel periodo, come Verdi e Serao.

Ritratto di Matilde Serao

Boito, standole accanto si accorge della sua malattia. Potrebbe essere una ricaduta della tubercolosi che l’aveva colpita nel 1884, ma secondo Boito la ragione del suo malessere è da rintracciare anche nel suo morale e nel suo equilibrio psichico .
Secondo lo scrittore la causa del malessere di Eleonora è da rintracciare nel repertorio stesso di opere che si ostina a recitare. Nell’epistolario dei due, si susseguono i giudizi negativi di Arrigo sulle interpretazioni di “opere basse, volgari”, e imputa alla mancanza di opere degne della sua grandezza la costrizione a esporre se stessa sul palco, rivivendo quei personaggi fino allo spasimo, tant’è che lei stessa scrive più volte “il lavoro mi stronca”. Per tale motivo, a differenza della Berhnardt che recita tutte le sere, lei ci riesce al massimo per tre volte a settimana. I giornalisti non le risparmiano commenti e la accusano di nevrosi. Boito è convinto che il prezzo da pagare per i successi di Eleonora sia la sua salute, e si susseguono nelle lettere gli ammonimenti: “L’arte tua spreme troppo pianto” e “Questa squisita facoltà di soffrire bisogna frenarla, velarla”. È il teatro forse la vera malattia di Eleonora, ciò che la consuma. Ma lo scrittore condanna allo stesso modo anche il pubblico che l’acclama, responsabile a suo avviso di essere la causa dell’infermità mentale e fisica dell’attrice: per ricevere i loro applausi Eleonora mette a repentaglio la sua vita.
Anche questa relazione, come quella con D’Annunzio, ha un duplice risvolto: passione amorosa da una parte, sodalizio artistico dall’altra. Boito sopperisce alla lacunosa istruzione di Eleonora suggerendole letture quali Dante e Shakespeare, così come si evince dall’epistolario.

Eleonora Duse con la figlia Enrichetta, 1888 circa.

L’altra sezione della terza sala è denominata sugli appunti La Duse nel mondo, parte che risulta completamente assente nel catalogo della mostra. Gli anni qui narrati riguardano il triennio 1890-1893, ovvero gli anni immediatamente precedenti all’incontro con D’Annunzio.
Le tournée rappresentano per l’attrice un elemento costante della sua esistenza, quasi fatale: nasce durante una tournée dei suoi genitori a Vigevano e muore in tournée negli Stati Uniti d’America, a Pittsburgh nel 1924. Alberto Bentoglio, pragmaticamente, offre una giustificazione socio-economica alla situazione, tutta italiana, per la quale la produzione degli spettacoli è legata all’esistenza delle compagnie girovaghe, a causa della mancanza di teatri stabili, ragion per cui, ad esempio, le scenografie e le prove sono trascurate.
All’inizio del 1889 Eleonora parte per la lunga tournée in Russia e porta nel proprio repertorio anche Antonio e Cleopatra. Come si evince dal materiale pubblicitario prodotto, e conservato da Guerrieri, lo spettacolo riscuote un grande successo.

Nell’ultima sezione della sala precedente, Guerrieri anticipa quella che sarà la prima di una lunga serie di tournée internazionali, ovvero quella in cui Duse recita per sei mesi in Sud America (Uruguay, Brasile e Argentina) e dalla quale tornerà senza il marito Checchi.
Tutti gli studiosi insistono su una caratteristica di Eleonora: recita sempre in italiano. La grandezza dell’attrice è insita proprio nella sua capacità di trascendere ogni confine linguistico e geografico grazie alla potenza della propria arte. Inoltre il particolare timbro vocalico e i gesti aiutano la ricezione del pubblico; se un’opera era ancora sconosciuto ai più, è sua premura quella di diffondere per mezzo stampa soggetti e testi, per agevolare la comprensione su ciò che avviene sul palcoscenico.
«Andare altrove » è per Eleonora Duse una necessità, un imperativo. Nel 1890 è in Egitto e in Spagna; l’anno successivo torna a Milano per recitare La moglie ideale di Marco Praga e Casa di bambola di Ibsen; nel 1892 è a Vienna, che costituisce il «passaporto per l’Europa ». Qui la prima de La signora delle camelie è un fiasco per l’assenza del pubblico, in quanto la sala è quasi vuota, ma la sera successiva il teatro si riempie, facendo iniziare così la fama internazionale dell’attrice. Successivamente si reca a Pietroburgo e a Mosca dove porta in scena Giulietta e Romeo.

Celeberrime sono anche le parole pronunciate da Anton Čechov, il quale, il 16 marzo 1891, scrive alla sorella, dopo aver visto l’interpretazione di Cleopatra: «io non so l’italiano, ma ha recitato così bene che mi è parso di capire ogni parola» e aggiunge: «Guardando la Duse ho capito perché il teatro russo è così noioso».
Nel 1893 è a New York. Qui interpreta nuovi personaggi, in una continua rivalità con Sarah Bernhardt, come Magda di Casa paterna di Sudermann, Casa di bambola di Ibsen e La moglie ideale. Le fotografie di scena di queste sue interpretazioni corredano il “carousel”.
A fine anno torna in Europa per una tournée tedesca.

Eleonora Duse nel ruolo di Scrollina, nell'omonima commedia di Torelli. Fotografia dello Stabilimento Bettini (1885)

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La colonna sonora scelta per accompagnare la fruizione di questa sezione è composta da un sottofondo di voci di varie lingue, secondo il Paese in cui Eleonora si trova. Così per il suo soggiorno spagnolo sono stati scelti rumori provenienti da una corrida e voci spagnole; per la tournée austriaca sono sati selezionati il Valzer di Strauss e voci austriache; per la permanenza in Russia voci russe e musica di Ciaikovskij; voci americane per il suo viaggio a New York e tedesche per quello in Germania.