Eleonora Duse
Biografia di Gerardo Guerrieri

Biografia di Gerardo Guerrieri

Ritratto di Gerardo Guerrieri

Nome pressoché sconosciuto per i non specialisti del settore, Gerardo Guerrieri è stato uno degli intellettuali più influenti nei decenni che vanno dagli anni Quaranta agli Ottanta del Novecento. Sono pochi coloro che ne hanno all’epoca apprezzato il valore.
Critico e operatore culturale, regista, dramaturg, traduttore, saggista, giornalista, ebbe una «carriera ombra», mentre secondo Meldolesi avrebbe avuto una fulgida carriera se si fosse concentrato su un’unica professione, invece di cercare di sconfiggere l’ansia che lo affliggeva in una miriade di interessi e lavori, fino a divenire precursore dei tempi anche per questa modalità di gestirli.
Nato a Matera il 4 febbraio 1920 da Michele Guerrieri e Margherita Cristalli, si trasferisce pochi anni dopo a Oreno di Vimercate, in provincia di Milano, dove il padre trova lavoro come medico condotto. Dopo aver frequentato il ginnasio al Berchet di Milano, trasloca con la famiglia nel 1932 a Roma, dove frequenta il liceo Umberto I e si iscrive nel 1937 alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma, ma i suoi interessi virano subito verso l’attività e la critica teatrale. Nel 1939 è tra i cofondatori, nell’ambito del GUF (Gruppi universitari fascisti) dell’Urbe, del Teatro Universitario, uno dei primi in Italia.
Il 1940 è l’anno in cui l’Italia entra in guerra, ed essendo universitario è esonerato dalle armi e può entrare nella compagnia teatrale diretta da Anton Giulio Bragaglia, al Teatro delle Arti, come regista e assistente. Qui Guerrieri “scopre l’America” e inizia a studiarne la cultura e le opere teatrali, ma i suoi interessi spaziano a 360 gradi ed inizia nello stesso periodo a studiare i maestri russi, iniziando da Čechov.
Neanche il secondo conflitto mondiale sembra arrestarlo, e riesce ad allestire nel biennio 1941-1942 presso il Teatro dell’Università di Roma Tempesta e passione (Sturm und Drang) di Friedrich Maximilian Klinger, Frana allo Scalo Nord di Ugo Betti e La donna di nessuno di Cesare Vico. Nel 1943 porta in scena I due fratelli rivali di Giovan Battista Della Porta; La scuola di campagna di Takeda Izumo; Il quartiere dei piaceri di Cikamatsu Manzaemon; Il prato di Diego Fabbri; Una moglie a Pap di Francesco Gaudioso.
Nel 1942 è chiamato a prestare servizio militare come ufficiale di fanteria a Roma, e il 25 luglio del 1943, poco prima della caduta di Mussolini avvenuta l’otto agosto, firma insieme a Orazio Costa, Diego Fabbri, Vito Pandolfi e Tullio Pinelli, il Manifesto per un teatro del popolo affinché il teatro «assolva in pieno il suo compito morale e sociale; e rappresenti nelle forme più diverse e più libere l’attualità dei sentimenti del nostro popolo» ed inizia a collaborare con le prestigiose riviste teatrali «Scenario» e «Il Dramma» e di cinema «Cinema Nuovo». In seguito all’armistizio si rifiuta di rispondere alle chiamate dei tedeschi e si nasconde a casa, anche grazie ad un amico che gli procura la tessera da guardia del Vaticano.
Decide di studiare russo, convinto che quella lingua lo avrebbe aiutato «nel nuovo mondo che si sarebbe profilato» e nel 1944 pubblicò un fondamentale studio sull’attore e regista Vsevolod Meyerhold (Mejerchol’d), Meyerhold e il teatro russo. Si succedono quindi le collaborazioni con le riviste specializzate e le pubblicazioni delle opere teatrali americane, da lui tradotte.
Negli anni in cui Guerrieri era l’anima del teatro dei GUF conosce Anna Proclemer, la quale interpreta l’opera Frana allo scalo Nord, da lui scritta. I due intraprendono una relazione sentimentale, che segue l’evolversi del GUF: quando col crollo del regime si sciolgono tutte le organizzazioni fasciste, Anna lascia Gerardo per Vitaliano Brancati, già affermatosi come scrittore, e i due si sposeranno nel 1947. Questo avvenimento segna profondamente l’animo di Guerrieri, che cade nello sconforto e nella depressione: tenta di spararsi un colpo di pistola alla tempia, ma la mano trema e il proiettile colpisce di striscio la spalla.
Un anno cruciale per la sua carriera è il 1946, quando contribuisce alla sceneggiatura del film Sciuscià con Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, ma questo suo lavoro incredibilmente non compare nei crediti.
In seguito collabora come dramaturg, traduttore e consulente per Luchino Visconti, il quale lo nomina vicedirettore e regista della neonata Compagnia Italiana di Prosa. A soli ventisei anni quindi entra nella compagnia di Visconti al Teatro Eliseo, dove Guerrieri è considerato un enfant prodige del teatro, considerazione dovuta alla sua conoscenza del teatro americano, alle sue regie e ai suoi articoli militanti pubblicati su «L’Unità».
In questo periodo conosce anche Carlo Levi, Ernesto De Martino e soprattutto Rocco Scotellaro. Con loro condividerà un’indagine antropologica della propria terra, la Lucania.
Nel 1949 collabora in Superstizione, cortometraggio di un giovane Michelangelo Antonioni, contribuisce alla stesura e al commento del documentario, e sua è la voce di sottofondo; la collaborazione prosegue, e l’anno successivo contribuisce alla realizzazione de La villa dei Mostri, un vivace racconto sul borgo, sul parco dei Mostri di Bomarzo, e sul tempietto dedicato a Vicino Orsini e alla Divina Julia.

Lo studioso dirige poi i suoi interessi anche alla settima arte, collaborando alla sceneggiatura e come aiuto regista del film di Vittorio De Sica Ladri di biciclette (1948); è sempre lui che partecipa, anche senza essere accreditato, alle sceneggiature di Miracolo a Milano (1951) e de I sequestrati di Altona (1962). Questa è una costante della vita di Guerrieri, quella di lavorare sempre dietro le quinte lasciando agli altri tutti i meriti, senza rivendicare mai nulla.
Nel 1948 è tra i fondatori del Circolo Romano del Cinema assieme a Michelangelo Antonioni, Alessandro Blasetti, Mario Camerini, Vittorio De Sica, Pietro Germi, Alberto Lattuada, Antonio Pietrangeli, Roberto Rossellini, Antonello Trombadori, Luchino Visconti e Cesare Zavattini; l’anno seguente vince il Nastro d’Argento per la migliore sceneggiatura per Ladri di biciclette.

Locandina di Ladri di biciclette, 1948

Nel 1950 porta sulla scena de Il turco in Italia, di Gioachino Rossini, un’esordiente Maria Callas ed inizia la collaborazione con la RAI per la realizzazione di programmi radiofonici ed è tra i primi a collaborare al Terzo Programma, trasmissione dedicata alla promozione culturale.
Tra i meriti oggi riconosciuti a Guerrieri vi è anche quello di aver diffuso in Italia, e senza la mediazione di una traduzione americana, le ricerche di Konstantin Stanislavskij attraverso la pubblicazione de Il lavoro dell’attore, curato da lui e tradotto da Elena Povoledo.
A Guerrieri e alla moglie si deve nel 1957 la fondazione del Teatro Club di Roma, un’associazione attiva fino al 1984 che ambisce a porsi come centro internazionale di cultura teatrale; tra i soci fondatori dell’associazione ci sono i più grandi artisti dell’epoca: Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Ennio Flaiano, Vittorio Gassman, Carlo Levi e Cesare Zavattini. Gerardo e Anne non sono interessati unicamente a creare un centro internazionale di cultura italiana, ma soprattutto intendono far incontrare i professionisti del settore che all’epoca sono agli inizi della carriera, come Luchino Visconti e Giorgio Strehler, e far dialogare letteratura, teatro e cinema, arti che in quei tempi si escludevano l’un l’altra. Ancora oggi non è riconosciuta la straordinaria valenza di questa iniziativa, ma grazie all’operato del Teatro Club si presentano in Italia i migliori spettacoli stranieri, sia classici che d’avanguardia, col fine di sprovincializzare il pubblico nostrano; per tale fine invita per la prima volta in Italia, nel 1961, il Living Theatre al Teatro Parioli di Roma .
Il Living Theatre rappresenta una novità assoluta non soltanto per gli amatori del teatro, ma attira i consensi del grande pubblico anche per l’impegno pacifista e le iniziative di disobbedienza civile che gli procurano l’avversione del governo statunitense.
Il 1958 potrebbe rappresentare uno spartiacque della carriera e dei suoi studi, in quanto allestisce al Teatro Quirino di Roma lo spettacolo Immagini e tempi di Eleonora Duse, in occasione del centenario di nascita dell’attrice . Da questo momento in poi Guerrieri è associato alla figura di Eleonora Duse, essendo diventato all’epoca il suo più grande studioso
Fino al 1986 la sua attività sembra convulsa: traduzioni, allestimenti, saggi, conferenze testimoniano gli svariati interessi di Guerrieri, ma che non gli risparmiano una forte depressione, che lo spinge il 24 aprile a buttarsi nel Tevere per togliersi la vita. L’otto maggio viene ritrovata, sotto ponte Marconi, l’automobile con dentro il suo corpo.

Ritratto di Gerardo Guerrieri (1981) CC BY-SA 4.0

Che altro volevi dirmi dopo aver spento il registratore?
Tu sapevi che la domanda è l’unica risposta consentita.
Ti credevamo una mente,
eri un orecchio teso ai segreti del cuore,
alle paure da spartire in letizia,
come specchi molteplici, ansiosi nel mutare delle immagini
di ricostruire l’immagine.
Ora sappiamo che i libri erano per te i veicoli di un viaggio al buio,
che nell’ascoltare un dramma cercavi pianure lontane,
riti, misteri previ alla scrittura e al gioco,
uomini il cui smarrimento fosse teatro prima di affluire sul palco,
che sul palco semplicemente rilegassero un testo già vissuto.
Di me spiavi più che i toni il respiro,
quasi con stizza registravi i miei esiti,
che dolce ira esplodevi quando ti sembravo bravo e nient’altro!
Io mi fido di te, dimmi,
che c’era in me più degno della tua attenzione?
Che ti avrei detto nella seconda bobina?


Poesia di Vittorio Gassman dedicata a Gerardo Guerrieri
(Archivio RAI)